In un epoca di incertezze e difficoltà legate alla pandemia, un nuovo lato di Bill Belichick viene allo scoperto.

Bill Belichick Had Perfect 1-Word Response To Atmosphere Question

Il tifoso di football americano spesso rispecchia il gioco stesso, è un tifoso sanguigno, caldo ed affamato, che vuole prevalere sulle altre squadre e di conseguenza sugli amici che tifano altre franchigie e deriderli, abbatterli, come una corsa in faccia di un fullback. L’aspetto animalesco del gioco si impossessa delle viscere del tifoso che vive attraverso i successi e le disfatte del proprio team, dopo ogni partita si contano gli infortunati, le botte, i dispersi, i caduti, quasi come sul campo di battaglia.

Per un tifoso di football americano quando la partita finisce la sensazione è di averla giocata lui stesso, quasi per osmosi si sente la stanchezza nel sistema nervoso che i proprio beniamini hanno provato sui loro muscoli e tessuti. Tifare Patriots poi, aggiunge a tutto questo un livello di eccellenza ed esigenza che non permette di godere anche solo di alcune piccole cose, perchè non solo la vittoria, ma il trionfo è ciò che è preteso ogni domenica.

Ed a questo ci ha abituati proprio Bill Belichick, che il football lo respira da quando era nella pancia della mamma (venuta a mancare qualche settimana fa), perchè suo padre Steve, ha fatto dello scouting un arte, ed è riconosciuto nel mondo NFL come forse il guru n.1 dello studiare gli avversari.

A 9 anni, come si legge in “the education of a coach” scritto da Halbestram, Belichick si divertiva a dare una mano a suo padre nello studiare i tapes, e proprio questo lo ha aiutato ad entrare in NFL, questa capacità enorme di studiare i filmati e di tirarne fuori l’essenza già da una giovanissima età ne fece un elemento imprescendibile di tutte le squadre dove iniziò la sua carriera, dai Baltimore Colts, passando per i Lions, fino ai Giants, ed il resto è storia.

Coach Belichick back in his Jr. High football uniform. | New england patriots, Football is life, Bill belichick

Mai un grande atleta, molto intelligente sì rispetto alla media dei suoi compagni (infatti giocò centro, uno dei ruoli in cui il quoziente intellettivo richiesto è maggiore), quando approda in NFL sente una pressione enorme sulle spalle.

Il mondo dei coaches NFL è un mondo chiuso, dove il pedigree ottenuto sul campo è il vero ago della bilancia in base al quale si giudica o si da credito ad un coach, e nel caso di Bill questo non c’era; mancava infatti un glorioso passato tra le trincee dei campi targati NFL, ma questo ha, se possibile, dato una maggiore spinta, più mordente alla carica di Belichick che ha sempre voluto colmare questo gap studiando il doppio, analizzando filmati da mattina a sera, un coach ancora prima di essere coach, come raccontano alcuni ex giocatori di Detroit, dove arrivò poco più che ventenne per fare scouting, ma che dopo poco si ritrovò ad essere vero e proprio punto di riferimento dei giocatori di difesa, che invece che chiedere chiarimenti e spiegazioni al coach di difesa, le chiedevano direttamente a Bill.

Throwback Thursday- A 25-year old Bill Belichick as a receivers coach for Detroit Lions. : Patriots

Darius Butler, ex cornerback NFL che ha militato per lunghi tratti di carriera nei Patriots, è stato intervistato per il podcast di the Athletic “the football show” condotto da Robert Mays, il quale ha chiesto a Butler come mai molti giocatori si taglino lo stipendio e facciano sacrifici per giocare per una specie di sergente di ferro tutto lavoro e niente divertimento come Belichick, e l’ex cornerback ha risposto così :

“..quando giochi per Belichick l’impatto è sicuramente spiazzante, il livello richiesto è esponenziale rispetto ad altri team, il lavoro che svolgi dal lunedì al sabato ti sembra incredibile, ti chiedi chi te lo abbia fatto fare.. poi però la domenica quando esci da quel tunnel ti senti sempre più preparato degli altri.

Non è così in tutti i teams, per niente. Ai Patriots ci sentivamo sempre come in vantaggio…come se fossimo più preparati degli altri..a volte capitava di prepararsi ad una giocata, un onside kick…un trick play…e non ne capivamo il motivo, poi puntualmente in partita succedeva che gli avversari chiamavano quella formazione o quel gioco e tu eri pronto..

In altre squadre mi è capitato che in partite punto a punto gli avversari mettessero giù una formazione mai vista..lì è questione di attimi… cosa facciamo? boom…touchdown…partita persa. Con Belichick no. Con lui se perdi la partita ti posso assicurare che i giocatori sono i primi a dire dove abbiamo sbagliato…”

Un altro punto interessante che viene spesso fuori a sentir parlare di Belichick dai suoi ex giocatori è quanto sia divertente.. cosa che chiunque conosca Bill da vicino sottolinea.

Qui un esempio raccontato da Eric Metcalf, ex running back dei Browns quando Bill fu loro head coach :

“Un giorno ero in ritardo per un allenamento perchè ero in macchina con una persona che guidava senza patente, ed i poliziotti ci hanno fermato. Ho chiamato subito Bill, spiegando che sarei stato in ritardo e dicendo cosa era successo.

Appena entrato nella sala dove si stava tenendo il meeting Bill mi disse “Eric…  vieni qui e racconta ai tuoi compagni come mai sei in ritardo..”

” andai alla scrivania ed iniziai a spiegare ai compagni cosa accadde, senza accorgermi che Belichick dietro sul proiettore stava mandando la sigla di “Cops” una serie tv poliziesca di quel periodo, ed i compagni scoppiarono tutti a ridere..la aveva preparata prima che arrivassi…spesso la gente non lo comprende e non capisce quanto in realtà sia spiritoso e sia piacevole lavorare con lui”.

Patriots' coronavirus outbreak: What we know about spread of COVID-19

Arrivando ad oggi, ai giorni nostri, ciò che mi preme sottolineare con questo articolo è come proprio uno come Belichick, a cui spesso viene attribuito un voler vincere a “tutti i costi”, tra spygate, palloni sgonfi, allenamenti dei Bengals, e tutte queste stronzate passatemi il termine, proprio lui che lavora nell’ombra come un generale di fanteria per andare in campo e vincere ogni battaglia, si stia rivelando come uno dei coach più umani, e più attenti al momento storico in cui viviamo.

Non è un caso che molti “opt-out” siano avvenuti da noi, perchè credo che da noi non ci siano state alcune pressioni verso i giocatori, cosa che mi aspetto tranquillamente in altri ambienti. Non penso quindi che sia un caso anzi, penso che sia stato proprio Bill ad insistere con alcuni di loro per salvaguardare le loro situazioni in famiglia.

Me lo fa pensare il fatto che nelle due settimane precedenti al match coi Broncos tutte le volte che si è deciso di chiudere la facility e non allenarsi, lo abbia deciso Belichick, non la NFL, a testimonianza di quanto lui metta al primo posto la salute del suo team.

” if you don’t have an healthy team, you don’t have a team”

” se non hai un team sano ed in salute, non hai un team”

Queste le sue parole durante la preparazione del match con Denver (rigorosamente via zoom), match in cui si sono viste sul campo tutte le difficoltà della mancanza di una adeguata preparazione sul campo. Ma viene prima la salute del risultato, come sottolineano anche Devin McCourty e Matthew Slater, che ai microfoni dei media hanno dichiarato di sentirsi sicuri e protetti anche grazie all’extra sforzo e attenzione attuati proprio a partire dal loro head coach.

Che ci piaccia o no, viviamo in un periodo storico dove vincere non è l’unica cosa che conta, ma la salute lo è, ed anche questa volta Belichick sembra avere pochi rivali in una gara che si vince non sullo scoreboard ma sulla pelle delle persone.

 

Francesco Cugusi@PatriotReign

Written by francescoc

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