Apriamo questo recap settimanale in maniera lievemente diversa da solito, per parlare di un evento: per la prima volta Patriot Reign organizza una lotteria del Super Bowl, e sulla pagina facebook del blog trovate la pagina dell’evento con tutte le indicazioni. Per partecipare chi è interessato dovrà acquistare un ticket dal costo di € 5,00 con versamento tramite PayPal all’indirizzo mail ” lilgoosybb@gmail.com “, entro e non oltre il 10 Gennaio, data nella quale io raccoglierò i versamenti e provvederò all’ordine dei premi, che stimo di ricevere proprio a ridosso del match più atteso dell’anno. L’estrazione sarà eseguita a video e pubblicata sulla pagina facebook di PR. Grazie a tutti quelli che vorranno partecipare, più siamo, più premi avremo a disposizione !

Terminato dunque il momento pubblicità veniamo al match.

L’incantesimo rotto

Si è parlato molto in di questo “tabù” che attanaglia Brady e Belichick, questo parziale di 2-7 in carriera sul campo forse più ostico di tutta la lega se non altro per le condizioni climatiche che porta con se. Non prendiamoci in giro però, non c’è vendetta alcuna che ci restituisca l’amara sconfitta della scorsa stagione, non c’è nulla che ci darà indietro le stagioni finite, morte tra le vette innevate della franchigia guidata da Elway. Era però altrettanto importante sfatare questa sorta di maledizione, rompere questo blocco mentale e venire via da Denver con una prova convincente, e tanto meglio con una vittoria, che in questo caso ci regala il titolo divisionale (l’ottavo consecutivo, record NFL di sempre) ed il tanto sospirato bye week.

Denver non è più la corazzata costruita come un cast attorno ad uno stanco Manning per regalargli quell’ultimo trofeo, ma è rimasta comunque una squadra talentuosa, con forse qualche punto interrogativo di troppo in attacco, ma una difesa che continua a fare la voce grossa e a fermare chiunque tenendo a pochi punti gli avversari, infatti se ci pensiamo 16 punti segnati dai nostri sono pochissimi e normalmente non bastano per vincere, salvo poi che la difesa veramente feroce ed aggressiva sia stata la nostra ieri, concedendo solo 3 punti in quella che forse è una delle prove migliori stagionali.

Denver è inoltre chiamata alla vittoria obbligatoria perchè Miami, diretta rivale dei Broncos nel tabellone playoff, aveva vinto nel “thursday night football di sabato sera” (bah..), e c’è il forte rischio che la stagione per i blu-arancio passasse proprio da ieri sera.

Il simbolo di questa partita e di questa stagione in generale io l’ho personalmente individuato in Marcus Cannon; avrei potuto giocare facile parlandovi di qualcosa che piace a tutti, delle 95 yards su corsa del ritrovato Dion Lewis, che a sorpresa è partito titolare davanti a Blount, oppure dei 5 fumbles recuperati dai nostri, oppure ancora, e qui ce ne sarà bisogno più avanti, parlare della difesa, ma per ora voglio partire dalla base, dalle radici del football, da quel reparto ai piedi di tutti i progetti, la linea offensiva. Cannon è forse l’emblema di un reparto che ha, col ritorno di coach Scarnecchia, ritrovato fiducia, tecnica, consapevolezza e conoscenza. Questi sono i sacks, gli intercetti e i fumbles forzati di Von Miller ieri :

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Grandi, grossi e grassi 0, come quando scriviamo sui social e vogliamo fare la faccina dello stupore; Ecco di cosa è capace un giocatore modesto come è Cannon (perchè non è diventato un fenomeno sia chiaro) contro un diavolo della Tasmania come Von Miller (perchè non è diventato scarso, sia chiaro):

Questo nasce da un reparto ben allenato, dove i giusti insegnamenti di un coach esperto fanno rendere al 200% un giocatore onesto, che sta crescendo e dimostrando di meritare quei 5 anni di contratto in più che il team gli ha fatto firmare settimane fa, con tutto il dispiacere che ne consegue per il veterano desaparecido Vollmer. E così come JJ Watt prima e Aaron Donald poi, anche Miller riceve il “Patriots treatment” quello dove i grandi fenomeni individuali vengono fermati da una prova corale di tutto un gruppo.

 

Field position game

Gli americani utilizzano questo termine quando nel football, ci sono partite piene di tensione, tattica, tra due rivali che non vogliono concedere nulla; questo è esattamente il tipo di match che si è visto e qui mi lego ad un commento dell’amico Stefano che su facebook commentava il match lamentando un eccessiva ricerca di Edelman ed un attacco a singhiozzo.

E’ vero, Brady ultimamente quando il gioco si fa duro si sta dimostrando un poco julian-dipendente, ma va anche detto che senza Gronk è rimasto un solo vero “go-to guy” ed evidentemente Julian è l’indiziato numero uno. C’è anche poi cosa ti concede l’avversario, perchè la difesa di Denver è una delle migliori 3 della lega, e la secondaria è forse il sotto reparto migliore, quindi su questo darei merito anche a loro. Inoltre, per tornare al discorso iniziale, è stato un match dove si è giocato a chi controllava il territorio, con l’impressione che, dopo il primo quarto, la nostra difesa avesse i numeri di Siemian e che quindi era più importante giocare conservativi in attacco ma fermarli dietro. Devo dire che la sensazione era proprio quella, il loro gioco di corse quasi totallmente annullato dai nostri, ed un QB spesso in balia delle nostre coperture miste e dei nostri blitz, insomma, non era il match da lanciare 60 volte cercando il profondo, ma era la classica partita da manovrare cronometro e yards un poco alla volta.

 

Vi racconto una storia… parte 1

Neanche un anno fa, in una galassia lontana lontana, c’era una squadra che si chiamava Patriots, che non riusciva a mettere in fila 2 yards su corsa contro i Broncos, nemmeno a piangere. Questo faceva in modo che Brady fosse costretto a lanciare sempre, con la conseguenza che la difesa si aspettava il lancio e poteva dedicarsi a difendere solo quello, smorzando la nostra efficacia offensiva.

Dion Lewis (18 portate) e Blount (17) mettono insieme circa 120 yards corse, con l’unico touchdown del match firmato LG-Train; 54 yards in 2 (Forsett/Booker) invece per gli avversari, mai incisivi in questo aspetto.

 

Vi racconto una storia… parte 2

Neanche un anno fa, in una galassia lontana lontana, c’era una squadra che si chiamava Patriots, che quando si è giocata la stagione a Denver ha messo in campo delle lacune difensive come i linebackers ( .. ahem Collins cough cough..)che hanno permesso ai tight ends di dominare, e più n generale concesso praterie allo sceriffo Manning.

A.J. Derby, la pietra dello scandalo, l’ex di turno, ieri ha ricevuto 4 palloni per 35 yards, ma è su uno dei drops che voglio soffermarmi; Siemian taglia il campo centralmente con una spirale perfetta per la slant di Derby, che protende in avanti le mani per ricevere ma ancor prima di prendere il pallone si gira e guarda in avanti, cosa da non fare mai se non si ha ancora l’ovale al sicuro; perchè succede? certo, è un rookie direte e ha bisogno di tempo, però questo è un errore da high school, anzi da elementari, sono basi tecniche, ma infatti il suo non è un errore di tecnica, non devo certo insegnarla io a lui quella, è un errore di paura.

Quando una difesa picchia, quando una difesa è feroce, veloce a chiudere e violenta nei tackles, quando una difesa intercetta ( Logan Ryan 7 tackles ed 1 INT) gli attaccanti iniziano a perdere sicurezza, le gambe tremano e le mani si irrigidiscono. Quel pallone, se lo ricordate verso la fine del match, che Thomas sembra prendere ma poi perde dopo la violenta collisione con D-Mac sulla sua schiena, ecco quel pallone Thomas in un match dove magari lui ha segnato prima un TD, o dove magari i suoi sono sopra, quel pallone non lo perde mai.

Il football ha una pesante componente psicologica, non è solo tattica e muscoli, è anche sensazioni, sguardi, linguaggio del copro, ecco perchè io nei pezzi precedenti stressavo sul fatto che la secondaria doveva essere più veloce a chiudere, più rapida a placcare, più cattiva, perchè questi sono tutti aspetti che piano piano entrano sotto la pelle, nella testa degli avversari che poi, su una slant normalissima lanciata in mezzo al campo, invece di diventare una ricezione da 40 yards si trasformano in drops sanguinosi.

Vogliamo parlare di Butler, che tiene Sanders (uno che ci ha sempre fatto inveire davanti allo schermo) a 3 ricezioni per nemmeno 50 yards? oppure preferite parlare di Trey Flowers, che dopo ieri (3 tackles, 2 sacks) raggiunge quota 7 sacks, leader di squadra manco a dirlo, e che come sottolinea il collega compagno Long, ha quasi sempre effettuato un sack partendo dall’interno della linea, aspetto che secondo il veterano lo rende uno dei migliori rusher puri della lega. Trey Flowers è stato selezionato con una pick che arrivò dalla cessione di Mankins ai Buccaneers ed è ad 1 solo sack dal raggiungere Chandler Jones (8), giusto per dovere di cronaca.

Dispiace per il rookie Cy.Jones al quale cappello e maglietta arriveranno a Foxboro in allenamento ma intanto cosa c’è di più dolce che festeggiare un “hat and t shirt” game come lo definisce Ninkovich, sul terreno che ci è stato più ostile in questi anni?

La vera domanda adesso è : come si fa a non montarsi la testa, a non pensare che il grosso sia fatto e a non rilassarsi troppo? la risposta sta tutta nella durata dei festeggiamenti di Belichick :

_ Francesco Cugusi

Written by francescoc

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