Credo che il titolo la dica già abbastanza lunga su quanto tratteremo in questo breve pezzo, quindi tuffiamoci nel meraviglioso mondo di “quel che poteva essere..” per farci ancora del male prima di saltare a piè pari nella prossima stagione.

1- Scott Chandler (TE)

Chandler nel match di Denver in regular season.

Ogni volta che associamo il ruolo di tight end ai Patriots di Coach Belichick vengono alla memoria le peripezie del duo Gronkowski-Hernandez, e si da per scontato che l’appaiare un tight end “X” a quello con l’87 sulla maglia possa farlo rendere e diventare in automatico una minaccia reale. Dopo aver scartato un progetto secondo me ottimo come quello di Tim Wright, si è deciso di firmare Chandler nella scorsa estate ed oggettivamente il suo fisico e la sua esperienza lasciavano presagire un duo dal potenziale immenso. Chandler non è mai stato uno che segna molto, infatti dopo aver chiuso sia il 2011 sia il 2012 con 6 touchdowns stagionali, è iniziato un calo di produzione che lo ha visto chiudere il 2013 con 2 segnature ed il 2014 con 3.

Lasciando Buffalo lasciava un ambiente con molti dubbi sul quarterback e poco equilibrio, per approdare in una delle società più stabili della NFL, e questo aveva fatto pensare, almeno al sottoscritto, che bastasse per ritagliarsi un ruolo chiave e togliere dalle spalle del Gronk molta pressione; il problema non sta tanto nei touchdowns, visto che i suoi 4 nella stagione sono in linea con la sua produzione annuale, ma sono i targets che dimostrano l’enorme difficoltà nell’inserirsi nel nostro sistema offensivo. Dopo aver ricevuto 53 palloni nel 2013 e 47 nel 2014 a Buffalo, da noi ne riceve solamente 23 per 259 yards, circa la metà di quante registrate ai Bills un anno prima.

A 30 anni (va per i 31) è facile immaginarsi Scott in un ipotetico ricongiungimento con l’offensive coordinator ex Buffalo ora ai Jets, che lo portò a fare bene ai Bills, ma il suo rilascio dai Pats sembra scontato, anche perchè rientrerà dall’infortunio il rookie A.J. Derby che ha un fisico molto simile a quelle di Chandler, e dopo una stagione con la squadra seppur non giocando, potrebbe avere qualche possibilità di prendere il suo posto.

 

2- Brandon LaFell (WR)

LaFell segna un TD contro Buffalo nella scorsa stagione.

Personalmente mi aspettavo un cosiddetto “breakout year” per il prodotto di LSU che, essendo dell’86, va anch’esso per i 30 anni; debutta nella settima settimana di regular season 2015, dopo aver recuperato da un infortunio, anche s etutto lascia pensare che non si amai tornato al 100%. Ricezioni (37) touchdowns (0), un big, fat ZERO. Nonostante il bisogno di un ricevitore, anzi non un ricevitore qualsiasi ma un ricevitore fisicamente costruito esattamente come LaFell, che giochi in esterno come minaccia profonda, i 2,675 milioni che la squadra risparmierebbe tagliandolo fanno gola, e credo che a questo punto la mossa sia necessaria, considerando anche che LaFell è scivolato verso la 4 posizione della depth chart, non ha minimamente contribuito nel championship con 0 passaggi verso di lui nonostante Amendola ed Edelman non fossero al meglio, e si piazza tra i ricevitori meno efficienti della intera lega.

 

3- Offensive Line

Al Super Bowl funzionò alla grande…

Qui non faccio nomi singoli perchè il problema è stato del reparto ed infatti ne ha fatto le spese il coach DeGuglielmo, con la notizia di questi giorni che il coach storico, Scarnecchia, abbia trovato un accordo col team per tornare ad allenare. Scarnecchia è una garanzia, ed è facile pensare che nella scorsa stagione abbia funzionato abbastanza bene tutto perchè i ragazzi erano in fase di transizione tra il vecchio ed il nuovo coach, mentre il crollo è avvenuto un anno dopo. Tra le varie motivazioni possiamo indicare il ritiro di un elemento fondamentale come Connolly che ha pensato bene di andarsene in pensione con l’anello al dito, e all’infortunio di Nate Solder, del quale abbiamo già parlato tantissime volte. La necessità fisiologica di rodaggio dei rookies ha fatto il resto.

 

4- LeGarrette Blount (RB)

Blount in azione contro i Bills.

Riconosco che sia un pò ingeneroso mettere in questa “top al contrario” Blount che ha sempre dimostrato attaccamento alla maglia e ben figurato con noi. La sua stagione è iniziata alla seconda settimana per terminare alla quattordicesima, periodo nel quale ha comunque segnato 6 TD’s, 1 in più della stagione precedente in maglia Patriots. Quello che mi lascia un sapore amaro in bocca parlando di Blount è il linguaggio del corpo, la mimica del suo correre che quest’anno mi è sembrato poco convinto, poco incisivo, e certo questo può anche dipendere dalla performance della OL. La sua media è di 4.3 yards a portata, e sembra aver perso quella sua foga e capacità brutale di mangiarsi i difensori, anzi Blount nonostante il suo fisico possente, risulta tra i runners peggiori nella NFL sulle corse brevi, quello per intenderci che invece ha fatto benissimo Steven Jackson nel finale di stagione. Blount ha preferito, in questa stagione, cercare sempre gli spostamenti laterali, e questo ha portato spesso a non chiudere dei downs brevi. Come abbiamo detto nel pezzo sui free agents, non vedo letteralmente nessun altro team interessato a firmare Blount, anche per come è terminata la sua breve esperienza a Pittsburgh dove non ha fatto una bellissima figura e questo potrebbe condizionare altre franchigie interessate. L’infortunio che ha posto fine al suo campionato non richiede intervento chirurgico, e potrebbe ritornare con un “deal” non superiore ai 2 milioni per stagione, ma è nettamente un giocatore in calo.

 

5- Bill Belichick (head coach)

Se mi guardi così ti tolgo immediatamente dai peggiori…

Non cambierei Belichick con nessuno al mondo per nessun motivo sia chiaro; questa sua nomina da parte mia è una “reach” per dirla all’inglese, ovvero una valutazione estrema e azzardata che è chiaramente provocatoria ed eccessiva. Il buon Bill non ha mai avuto problemi a rendersi protagonista di chiamate particolari, ma quest’anno ne ha collezionate più di un paio, e nessuna di queste ha pagato. L’ho visto non sempre lucidissimo, e voglio attribuire questo ad un “hangover” dallo scorso titolo, un rilassamento fisiologico che proprio lui è il primo al mondo a poterselo permettere. Quando c’è un licenziamento di un coach come DeGuglielmo poi, in un sistema completamente guidato da Belichick dove lui ha l’ultima parola su tutto, non può che essere una sconfitta per lui per primo. Se le decisioni discutibili come quella di calciare all’overtime contro i Jets, avessro funzionato magari garantendoci il vantaggio campo coi Broncos, e magari portandoci al Super Bowl, saremmo qui come al solito ad incensarlo come genio quale è, ma è pur sempre un essere umano e la soddisfazione è un appannamento terreno che forse lo ha lievemente condizionato.

Written by francescoc

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