A mente (semi)fredda, una personalissima valutazione di quella che è stata, reparto per reparto, la nostra stagione di football, by Francesco Cugusi.

Come detto nella presentazione dell’articolo, questa vuole essere una valutazione del tutto soggettiva di quanto visto in questa stagione NFL da parte dei nostri, dai giocatori, reparto per reparto, agli allenatori, con alcune valutazioni che sono sicuro non incontreranno la maggior parte dei palati dei lettori, ma sono opinioni e vanno prese come tali.

QUARTERBACKS

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Con il rookie Jarrett Stidham decisamente ingiudicabile visto l’impiego quasi nullo, anche se la safety Terrence Brooks ai microfoni locali si è lasciato scappare parole davvero allo zucchero per il giovane, dicendo che rispetto ai primi allenamenti di Agosto è cambiato come “dal giorno alla notte”, e mette a segno lanci potenti e precisi che a volte ti fanno dire “wow” durante le sessioni di allenamento, è ovviamente il veterano Brady a finire sotto la lente di ingrandimento.

Alla soglia dei 43 anni, Tom Brady era chiamato a qualcosa di irrealizzabile forse, visto che per alcuni è anche solo impossibile pensare di scendere su un campo da football alla sua età; reduce da uno storico comeback contro Atlanta, da un Super Bowl che a livello personale è stato egregiamente dominato come quello contro Philadelphia, e da una meno bella ma altrettanto vittoriosa stagione conclusa sui cadaveri dei Rams, tenere la asticella su quei livelli era davvero impensabile.

Le difficoltà ci sono state e sono state forse più di quelle che sappiamo, perchè alcuni sostengono che alla base delle ultime, deludenti uscite, ci fosse un gomito destro parecchio malconcio. Non lo possiamo sapere, ma quello che possiamo sapere è che in questa stagione, conclusa con 373 completi su 613 lanci (60.8%) – 4057 yards – 24 TD ed 8 INT, ha dovuto fare a meno del suo braccio destro Rob Gronkowski, che come assenza per quanto annunciata non vedeva facile soluzione, per poi avere un continuo sliding doors tra i ricevitori, un Edelman a mezzo servizio che ha lottato come un leone ma ha altresì mostrato tutti i segni degli acciacchi e forse dell’età, ed una linea offensiva che ha trovato una quadra da circa metà stagione, ma che per lunghi tratti delle prime uscite ha lasciato parecchio a desiderare.

Tutte problematiche che lasciano l’amaro in bocca per una stagione dove Tom Brady non è stato nè GOAT, nè “Tom Terrific” nè altro…semplicemente Tom, e forse a 42 anni e con la mentalità da sergente di ferro non si ha più pazienza o voglia di stare dietro ai ragazzini che devono imparare, o a gente forse non da Patriots che deve fare il salto di qualità; resta il fatto che anche con questo attacco si poteva fare di più, forse si doveva avere più pazienza e più concentrazione, ma credo che un “down year” dopo 4 Super Bowls giocati in 5 anni sia più che fisiologico e che ci possa abbondantemente stare.

Jarrett Stidham : s.v.

Tom Brady : 5.5

 

RUNNING BACKS

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Reparto che sostanzialmente è ripartito da dove avevamo lasciato nella scorsa stagione; Al bestione Develin, James White, Rex Burkhead e Sony Michel si è aggiunto il ritorno di Brandon Bolden, che ad inizio stagione ha approfittato delle incertezze di un Sony partito in sordina ottenendo snaps offensivi, per poi dedicarsi saldamente ai compiti di uno special team tornato al top della lega, e lasciare ad un ritrovato Michel (ed una OL sistemata) le incombenze di un running game che ha dato sprazzi positivi nella seconda metà di stagione.

Ecco forse qui arriviamo alla prima valutazione che non troverà molti consensi, ma io reputo la stagione di Michel molto positiva; il numero 1 per cattiveria, efficacia e tecnica di corsa secondo me è stato Burkhead, ma Sony ha concluso la sua seconda stagione da professionista superando nuovamente le 900 yards corse in regular season ( 931 lo scorso anno, 912 questo ), è stato maggiormente coinvolto nel passing game, e questo reparto è stato ovviamente il più penalizzato dalla linea offensiva asfittica di inizio stagione.

Nelle prime settimane infatti, dopo aver perso David Andrews, James Develin e Isaiah Wynn, sono state proprio le corse a farne le spese e le statistiche perciò sono macchiate da questo sfortunato inizio di stagione. Ci sarebbe invece da approfondire un attimo il perchè di un minore coinvolgimento di James White, che ha visto il suo impiego leggermente diminuito, ma questo credo rientri in un discorso più ampio che faremo in seguito legato al playcalling ed ai dubbi su Josh McDaniels.

Sony Michel : 7

Rex Burkhead : 8

James White : 6.5

Brandon Bolden : 7.5

Damien Harris : s.v.

James Develin : s.v.

Jakob Johsnon : s.v.

 

TIGHT ENDS

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Cè modo e modo di accettare un downgrade dopo che uno dei migliori di sempre ha deciso di appendere il casco al chiodo.

C’è modo e modo di ridimensionare un reparto quando la stella lascia.

C’è modo e modo di decidere di ignorare un reparto convinti che il resto basti.

Ecco, c’è modo e modo, ma decidere di provare a cavare il sangue dalle rape è una decisione presa dal coaching staff e pertanto mi aspetto che siano gli allenatori a trovare una quadra, e non posso pertanto ricoprire di fango un gruppo di professionisti che ha fatto quello che ha potuto. Un Ben Watson che si apprestava a completare l’album di fotografie della sua carriera appena finita, e che ha deciso di rimettersi in gioco presso chi lo ha portato in NFL, coadiuvato da un gruppo di “misfits” che non mi sento di attaccare o giudicare con troppa crudeltà, era davvero troppo poco per un immediato dopo-Gronk.

Al Draft non si è fatto nulla quando a mio avviso c’era tanto materiale su cui poter lavorare. In free agency è sfumata l’idea Jared Cook, va bene, ma i Patriots ci hanno sempre abituati che quando vogliono a tutti i costi un giocatore quello arriva, o se no i piani B, C e D sono altrettanto validi. Invece, per questo specifico reparto, mi sento di bocciare il coaching staff, per una sciagurata gestione delle risorse a disposizione, di cui l’unico che merita forse di avere snaps e lavorare è Izzo, al secondo anno (primo da abile e arruolabile) a cui invece è stato preferito un modestissimo LaCosse, lasciato andare senza troppe lacrime da uno spogliatoio dei Broncos che non lo rimpiangerà.

Il concetto di sostituire Gronkowski non è solo sostituire il campione, il go to guy, la stella, ma è il concetto di prendere un 35% del playbook e decidere di non poterlo più utilizzare, e questo si è rivelato controproducente in tutti quei momenti durante le partite in cui ci veniva da dire “il playbook è chiuso”, non era chiuso, ne mancava un pezzo, che lo scorso Marzo al ritiro di Gronk è stato sfilato dagli anelli ed è stato gettato nel dimenticatoio. Sarò clemente dunque, per rispetto verso dei ragazzi a cui, se valgono 10, non puoi chiedere 1000.

Matt LaCosse : 5

Benjamin Watson : 6

Ryan Izzo : s.v.

 

OFFENSIVE LINEMEN

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C’è veramente tantissimo da dire su questi ragazzi che ancora una volta chiudono l’anno tra le note liete della squadra, ma andiamo con ordine.

L’assenza forzata per problemi di salute piuttosto seri del centro titolare David Andrews, ci ha da subito costretto, assieme alle ennesime difficoltà fisiche di Wynn, a giocare con 2/5 di linea di riserva, not ideal; abbiamo già affrontato l’argomento Andrews, al quale ovviamente vanno auguri ben oltre il football, ma il suo sostituto, Ted Karras, ha avuto una stagione molto positiva, e qui invece stringo la mano al coaching staff, perchè avere un piano B così immediato e positivo in un ruolo così delicato non è da tutti. Quando critichiamo le scelte al Draft perchè vediamo rookies in altre squadre fare la giocata del secolo ricordiamoci di queste situazioni qui, di come un Karras, entrato in sordina, e che ha lavorato duramente per anni, si sia confermato scelta azzeccata nel momento del bisogno.

Non possiamo dire altrettanto del sostituto di Wynn, Marshall Newhouse. Mi viene da pensare quindi che Korey Cunningham, altro tackle arrivato addirittura via trade e che non ha mai messo piede in campo, possa essere addirittura peggio (possibile?) di lui. Newhouse nei pochi snaps giocati come RT ha anche fatto il suo, ma metterlo come LT titolare, ed ostinarsi a tenerlo li quando già dopo poche azioni si dimostrava inadatto, non può che essere un errore di un allenatore che forse, prima di ammettere le proprie colpe, ha cercato di lavorarci sopra e trasformarlo in qualcosa che non è. Imbarazzante la prova come extra-blocker fornita in situazione di goal line al wild card.

Thuney ha fatto quello che doveva fare, per noi e per lui, ovvero forse una delle sue migliori stagioni in quello che è il suo “contract year”, e la paura di vederlo arricchirsi lontano da Foxboro è concreta; stagione altalenante invece per il lato destro. Shaq Mason e Marcus Cannon offrono un solido apporto al running game, ma è in tasca-passaggio che mostrano qualche insicurezza di troppo; Cannon (31 anni), rimane ad ogni modo un tackle valido, mentre Mason, almeno secondo le mie aspettative, ha deluso, essendo secondo me un asso nella manica ed una “gemma” del nostro roster, come lo definì io stesso in fase di post-draft.

Molto bene invece Isaiah Wynn, altra pick che sembra ad oggi ben spesa; una volta messi alle spalle gli acciacchi di inizio stagione ha avuto una produzione costante ed un campionato solido, annullando diversi tipi di rushers con diverse tecniche, dimostrando che i Patriots hanno trovato il loro tackle sinistro.

Un reparto che ancora una volta trova la sua dimensione col passare delle partite, e lo fa anche bene, ma ha saputo rispondere solo in parte alle avversità che questa stagione ha presentato.

Marcus Cannon : 6.5

Shaq Mason : 6

Ted Karras : 7.5

Joe Thuney : 8.5

Isaiah Wynn : 8

David Andrews : s.v.

Marshall Newhouse : 3

Jermaine Eluemonor : s.v.

James Ferentz : 7

 

WIDE RECEIVERS

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Argomento delicatissimo, campo minato che avrei volentieri saltato a piè pari onestamente, anche perchè c’è tanto da dire, forse troppo, sicuramente c’è tanto da dire di cui non conosco.

Come le colpe del coaching staff, che sono evidenti, anche se andrebbe capito dall’interno quanto è pesata la dipartita di chi questo reparto lo allenava come coach Chad O’Shea, che ha seguito Flores ai Dolphins, lasciando coach Joe Judge (special team) ad occuparsi di un reparto nuovo per lui.

Ci sono le colpe dei singoli; un Josh Gordon a cui abbiamo regalato l’ennesima chance in NFL, che dopo essersi fatto sospendere prima dei playoffs l’anno scorso, non ha saputo, evidentemente, seguire la retta via fuori dal campo, ma nemmeno ha saputo essere un fattore sul gridiron, poichè nei pochi match disputati quest’anno è sembrato svogliato, lento, inetto, e la conclusione del suo anno di football (e forse della sua carriera) dimostra che il ragazzo non ha la stoffa psicologica per questo mestiere.

C’è poi ovviamente l’elefante nel negozio di cristallo, quell’Antonio Brown, diventato magicamente libero, che Belichick non si è fatto scappare, anche se ci ha pensato lui stesso, con alcuni messaggi che ne hanno compromesso la immagine pubblica, e che il presidente Kraft ha deciso fossero troppo pesanti per un suo qualsiasi dipendente. Via, dopo un breve assaggio di cosa possono combinare due G.O.A.T. sul campo.

Ci sono le colpe dei singoli, con un pupillo personalissimo, Dorsett, che è completamente sparito dai radar in una stagione in cui il suo apporto sarebbe servito enormemente. Anche Julian Edelman si è reso protagonista di drop davvero sanguinosi ma dopo aver messo a referto ottime prove in un anno dove, si dice, fosse seriamente infortunato al punto che qualsiasi altro giocatore coi suoi acciacchi si sarebbe fermato (secondo indiscrezioni), non potevamo davvero chiedergli di più.

Si è scelto poi di andare a pescare, con un secondo round, Mohamed Sanu dai Falcons. Veterano di tante stagioni prima a Cincinnati, poi ad Atlanta, ha avuto un esordio positivo, salvo poi perdersi nel marasma di una offense che non ha più funzionato come avrebbe dovuto. Io continuo ad essere sicuro che, con ancora 1 anno di contratto, potrà dire la sua, il talento c’è, non si cancella una carriera molto buona in NFL in 8 partite. Proprio il fatto che nel primo match, gara in cui gli è stato chiesto di fare poche cose semplici, abbia fatto benissimo, e poi che una volta entrato nel complesso sistema offensivo si sia impelagato in errori a volte grossolani, mi fa dire che forse le sue insicurezze sono nate da una richiesta di produzione elevata e dall’assegnamento di compiti a cui forse non era psicologicamente pronto.

Voglio però spezzare una lancia, verso lo staff, perchè i lati positivi ci sono stati, e la nostra storia ci insegna che sono tutto tranne che scontati; tra i giovanissimi sono arrivati Harry e Meyers. Il primo, che diventa difficile giudicare visto che ha disputato solo mezza stagione, sembra poter essere il ricevitore fisico che tanto ci mancava da qui in avanti, mentre l’undrafted Meyers, piacevolissima scoperta che noi di PR abbiamo sponsorizzato subito da tutta l’estate perchè credevamo immensamente nel ragazzo, è stato un fattore che ha fatto strabuzzare gli occhi a molti.

Brady sta invecchiando e non ha molta pazienza nello stare dietro ai giovani che devono imparare, e questo è un peccato perchè in loro due vedo due pedine imprescendibili dei nostri prossimi attacchi, e quindi un “bravo” alla dirigenza per aver portato a casa due talenti cristallini, cosa rara in questo reparto.

Rimango convinto, ed anche qui so di attirare molte critiche, che questo esatto reparto con cui abbiamo completato la stagione, se fisicamente integro dal giorno 1 sarebbe stato il reparto di receivers più forti che abbiamo avuto nelle ultime stagioni. Iniziare l’anno, ad Agosto, con Edelman, Sanu, Harry, Meyers e Dorsett avrebbe fatto gola a tutti e ci avremmo messo tutti la firma; il fatto invece che Sanu ed Harry siano arrivati da metà stagione, che Edelman facendo gli straordinari fosse al 60%, che Dorsett sia completamente sparito dal gioco e che Meyers non potesse fare più di questo al primo anno, hanno reso ostico e quasi impossibile avere, in fase di playoffs, un attacco ben oliato ed organico.

Julian Edelman : 7.5

Phillip Dorsett : 5

N’Keal Harry : 6.5

Jakobi Meyers : 7

Mohamed Sanu : 5.5

Matthew Slater : 8

 

DEFENSIVE LINEMEN

Iniziamo ad osservare il reparto che ovviamente ha dato più gioie, e che forse ci ha permesso di arrivare ai playoff con un record leggermente gonfiato, ovvero la difesa, e lo facciamo parlando della linea.

La costante crescita di un nostro prodotto come Adam Butler fa sorridere ed è probabile che proprio la sua produzione sia costata il posto ad un Michael Bennett che non si è mai integrato nel nostro roster, e che da acquisizione di prestigio si è trasformata in pedina di scambio regalata ai Cowboys. Il rookie Byron Cowart, partito benino per poi sparire completamente dalla rotazione per un infortunio, è un altra nota lieta sulla quale però non abbiamo sufficienti elementi per esprimerci.

I protagonisti però sono ovviamente Lawrence Guy e Danny Shelton; il primo fa parte di quel lunghissimo elenco di scommesse fatte dal nostro staff, recuperato ai margini di una NFL nella quale era solo un nome nei polverosi elenchi dei giocatori come tanti, prima a Green Bay e poi a Baltimore, diventa minaccia numero 1 e muro spesso invalicabile per le corse avversarie. Domina quasi sempre gli 1 vs 1 che gli si presentano davanti e solo raramente mostra qualche incertezza, contro però cavalli di razza come Chubb (Cleveland), Ingram (Baltimore) e soprattutto Henry (Tennessee). Il secondo, Shelton, è stato voluto nuovamente dal coach dopo una prima stagione in maglia Pats senza infamia nè lode, ed è stata una firma che mi ha sorpreso, ma il ragazzo, dopo aver perso qualcosa come 20 pounds in offseason, è tornato decisamente migliorato, più agile e più energico, ed il suo apporto contro le corse è stato fenomenale.

Una coppia questa, che mi piacerebbe riavere titolare il prossimo anno senza alcun dubbio.

Il veterano John Simon ed il rookie Chase Winovich sono due giocatori analoghi, troppo leggeri per giocare ogni down come DE, sono outside linebackers che giocano a ridosso della linea e creano scompiglio in situazioni di passaggio. Il rookie mi piace molto, non c’è tanto da dire è esattamente come era a Michigan, una forza della natura che cerca di farsi valere nonostante un fisico che spesso lo mette in difetto davanti a grossi linemen che pesano il doppio di lui. Importante sottolineare anche il suo apporto nello special team, dove ha ben figurato.

Simon invece è forse ancora più incisivo di come era lo scorso anno, fa veramente di tutto, ed è il classico giocatore amato da Belichick, lavoratore, “overachiever” e spero anche lui di averlo ancora nella nostra difesa.

Chiude la nota negativa di Deatrich Wise : macchina da flag per tutta la stagione nei pochi snap a disposizione, nel turno wild card Tennessee corre quasi sempre dal suo lato. Impacciato quando gli mettono le mani addosso, vive un anno veramente negativo, che rischia di costargli il posto, soprattutto torno a dire, con un Cowart in panca che scalpita.

Deatrich Wise jr : 5

Lawrence Guy : 7.5

Danny Shelton : 7

John Simon : 7

Chase Winovich : 7+

Adam Butler : 7

Byron Cowart : s.v.

 

LINEBACKERS

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I Boogeymen, i mostri che hanno tormentato i sogni dei quarterbacks affrontati quest’anno.

Avevamo aperto la stagione dicendo che questo doveva essere uno dei reparti più forti del team e così è stato, col ritorno del figliol prodigo Jamie Collins che, messe da parte le velleità da rock star come manicure ecc. ,  ha contribuito a rendere un ottimo reparto, la ciliegina sulla torta di una difesa che ha quasi sempre imposto il proprio gioco.

Se per quanto riguarda gli esterni, ci pensano Collins e Van Noy a “settare l’edge” e fare quasi saempre un ottimo lavoro contro le corse, per vie centrali non si passa anche grazie ad un ritrovato Hightower, che dopo una offseason passata sotto le sapienti mani del personal trainer di Brady e del suo TB method, torna più leggero, meno appesantito e più veloce, ma non meno potente; è un ariete contro qualsiasi cosa gli si pari davanti.

La produzione dei titolari purtroppo non lascia spazio a Bentley, giocatore al secondo anno da cui personalmente mi sarei aspettato un apporto maggiore; non possiamo sapere se i coaches non gli abbiano dato abbastanza spazio per ragioni di talento, schema, o semplicemente gli siano stati preferiti altri giocatori, ma è stato un anno in sordina e se come molti pensano questa sarà la offseason dove salutiamo Hightower per liberare un poco di salary cap, avere lui come sostituto numero 1 non lascia le sicurezze che avrebbe dovuto o potuto.

C’è poi Elandon Roberts, verso il quale abbiamo finito gli aggettivi; dopo gli infortuni di Develin e Johnson si reinventa fullback e lo fa anche abbastanza bene, chiudendo l’anno con addirittura un touchdown ricevuto. Faremo finta di non aver visto alcuni errori in run block contro Tennessee anche perchè non è il suo (principale) lavoro.

Impalpabile Shilique Calhoun, che comunque ha conquistato la fiducia dello staff e che quindi avrà sicuramente fatto buone cose, anche se non saltano in mente.

Dont’à Hightower : 7.5

Jamie Collins : 7.5

Kyle Van Noy : 7

Elandon Roberts : 8

Ja’Whaun Bentley : 5

Shilique Calhoun : 5

 

 

DEFENSIVE BACKS

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Forse il reparto che ha meglio performato in questa stagione, ed è anche quello su cui avevamo più aspettative visto il livello del talento presente.

Stephon Gilmore conclude l’anno come papabile MVP difensivo della lega, con numeri che non lasciano spazio ad interpretazioni come 6 intercetti di cui 2 riportati in endzone, 20 passaggi difesi ed 1 fumble recovery; alla sua produzione si è aggiunta quella del mio personale secondo MVP, J.C. Jackson, che ha trovato maggiore spazio nel finale di stagione, con un Jason McCourty fermato ai box da un fastidio alla gamba. Jackson riprende da dove aveva lasciato lo scorso anno e non solo, ma fa quel salto in avanti che molti rookies si aspettano dal primo anno al secondo ma che pochi fanno con tale precisione e costanza.

Sono 36 i tackles totali, a cui vanno aggiunti 5 intercetti, a testimonianza del fatto che ai QB avversari che decidevano di evitare i lanci su Gilmore, non andava poi così bene sulla seconda opzione. Jonathan Jones ha concluso la stagione in maniera positiva con una buona prova contro Tennessee, dopo che alcune incertezze ne hanno macchiato un campionato altrimenti quasi perfetto.

Jason McCourty ha svolto un buonissimo lavoro nella parte iniziale di stagione, dove a dire il vero gli avversari non erano particolarmente impegnativi, ma credo che la sua permanenza a Foxboro sia giunta al termine e che la coppia dei gemelli del destino sia pronta a scioglersi nuovamente. Il rookie Williams si è sempre fatto trovare pronto quando chiamato in causa ed onestamente non si può chiedere molto di più ad un rookie, mentre le safeties sono state un pochino bersagliate nell’ultima parte di stagione ed hanno fatto fatica.

Devin McCourty, che sul tabellino delle stats ha numeri invidiabili ( 5 intercetti, 2 forced fumbles ed 1 fumble recovery ) a onor del vero va detto che ha messo a referto i suoi intercetti tutti nelle prime 7 settimane di gioco, per poi vedere rallentare il suo apporto nel resto dell’anno. Anche Chung, motore e anima di questa difesa per anni, ha mostrato i segni di qualche acciacco e di un età che avanza, anche se per entrambi vale la pena ricordare gli ottimi sostituti in Duron Harmon e Terrence Brooks, dove soprattutto il primo ha chiuso ancora una volta un campionato da nota lieta. Nota a margine infine per Ebner ed il nuovo arrivato Justin Bethel che sono stati di fondamentale apporto nello special team.

Con il tipo di difesa attuato da Belichick quest’anno, molto aggressiva e che lasciava spesso i defensive backs a vedersela da soli in man to man, questo reparto ha fatto davvero i miracoli, chiudendo come migliore difesa NFL sotto tanti aspetti ed è sicuramente fondamentale ripartire da questo reparto toccandolo il meno possibile il prossimo anno, se non addirittura migliorandolo in alcuni aspetti.

Stephon Gilmore : 9

Jason McCourty : 6.5

Devin McCourty : 6.5

J.C. Jackson : 8

Jonathan Jones : 7

Joejuan Williams : 6.5

Terrence Brooks : 6.5

Duron Harmon : 7

Nate Ebner : 6

Justin Bethel : 7

 

SPECIAL TEAM

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Anche questo reparto ha vissuto molti momenti bui; il fatto di non aver saputo trovare prima un valido sostituito di Stephen Gostkowski dopo il suo infortunio, ha reso le situazioni di realizzazione di calcio davvero dei terni al lotto, un lancio della monetina dove chi si è alternato ha fatto davvero rimpiangere il nostro n.3.

E’ arrivata poi un pochino di stabilità con Nick Folk, dopo aver però buttato via tante realizzazioni. Per fortuna, il reparto è riuscito comunque a chiudere come uno dei più positivi grazie soprattutto all’esplosione precoce del punter Jake Bailey, che dopo aver rubato il posto a Ryan Allen durante il camp, si è dimostrato una scommessa vinta da Belichick, l’ennesima, ed è stato quasi perfetto per tutto l’anno, salvo avere qualche difficoltà proprio contro Tennesse, ma non possiamo addossargli troppe colpe.

Nel coprire invece il ritorno dell’importantissimo Brandon Bolden assieme all’acquisizione di Bethel, hanno reso il nostro special team una vera e propria arma, con un veterano come Slater autore di un campionato fantastico.

Sembravamo aver azzeccato un altra scelta, Gunner Oslwezki, che come ritornatore stava giocando molto bene, salvo rompersi e saltare poi buona parte di stagione, peccato.

Jake Bailey : 8

Nick Folk : 7

 

COACHING STAFF

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Con l’addio di Flores (Dolphins), O’Shea (Dolphins) e Daly (Chiefs) su tutti, era richiesto un lavoro importante ai nostri per essere ancora competitivi in sideline.

Belichick ha optato per dare la linea difensiva a coach Bret Bielema, che ha fatto un lavoro sensazionale a mio avviso, al secondo anno in organico; il resto della difesa è stata affidata a coach giovanissimi, come Steve Belichick (safeties/secondary), Mike Pellegrino (cornerbacks), Jerod Mayo (inside linebackers) e Demarcus Covington (outside linebackers) che hanno svolto un lavoro eccelso, ma che hanno avuto comunque bisogno della costante supervisione proprio di Belichick, che ha spesso abbandonato l’aspetto offensivo e gestionale delle partite per concentrarsi sui difensori in sideline, lasciando le chiavi in mano a Josh McDaniels e Tom Brady.

Tolti i punti fermi di Scarnecchia (offensive line) ed Ivan Fears (running backs), il resto secondo me andava gestito meglio; Joe Judge, che prima allenava gli special team, si è preso anche i wide receivers e credo che a lui vadano addossate buona parte delle responsabilità per le difficoltà oggettive del reparto, anche se propro Judge è uno dei papabili per un ruolo da head coach visto che si dice che l’università di Mississippi sia forte su di lui. Josh McDaniels (offensive coordinator/quarterback coach) è la vera delusione di quest’anno : premesso che è Bill Belichick a decidere quando giocare un 4th down, quando andare al punt ecc ecc…la gestione dei possessi avuti a disposizione è stata pessima.

La offense di New England non aveva il cosiddetto “spark”, non aveva giocatori esplosivi o sistemi creati per funzionare in qualsiasi situazione; era invece una offense cervellotica, complessa, e che per funzionare, visto il livello di talento basso, aveva bisogno che ogni tassello andasse al suo posto. Perdere entrambi i fullbacks ad inizio anno (e parte della O-Line) è stato un brutto colpo che ha compromesso l’esecuzione di una buona parte del playbook, ma nelle ultime settimane si è trovata continuità di personale ed andava fatto un lavoro decisamente migliore.

Non so davvero cosa dire di Nick Caley, coach dei tight ends, perchè alla fine ognuno deve lavorare col materiale che gli danno.

Bill Belichick : 7

Josh McDaniels : 5

Dante Scarnecchia : 6.5

Joe Judge : 6

Ivan Fears : 7

Nick Caley : 5

Steve Belichick : 7

Bret Bielema : 7

Mike Pellegrino : 7.5

Jerod Mayo : 7

Demarcus Covington : 7

 

 

in conclusione 

E’ stata una stagione difficile, ma come del resto lo era stata quella passata, in cui la post-season ed il Super Bowl vinto rimangono una quasi inspiegabile reazione d’orgoglio a cui però forse è seguita un pochino di pancia piena, la fame è stata placata ed è sormontata anche, come nel caso Gronkowski, l’arroganza di pensare di poter fare l’impossibile.

Parafrasando un famoso allenatore che non citiamo, se si vuole mangiare sempre al ristorante di lusso, ristorante che siamo talmente abituati a frequentare che quasi presenta i nostri nomi sul menù, bisogna essere pronti a spendere, e non avere l’arroganza di sedersi e mangiare con 2 euro una tagliata di manzo.

Ho anche però rivisto un proseguo degli scorsi playoffs, una difesa che ha continuato a spaventare ed a produrre sulla falsa riga delle cose viste contro i Rams, e questo mi fa ben sperare, anche se col tempo spero che Belichick torni anche a fare il suo lavoro, quello da head coach, e che se si vuole proprio affidare a qualcuno e dare carta bianca sia a Brady e non all’offensive coordinator; non fraintendetemi, McDaniels è stato autore di stagioni sensazionali con noi, ma ormai temo che le sue mire di carrirera stiano emergendo forse un pochino troppo, e sarebbe giusto lasciarlo andare via.

Quello che possiamo augurarci è che stagioni del genere servano; servano a capire che il talento conta, puoi allenare bene e metterci del tuo finchè vuoi, ma ci deve essere una base buona di partenza, e soprattutto bisogna rendersi conto, qualora fosse ancora il nostro quarterback, che Brady ha bisogno di talento vero e talento pronto subito, per vincere ancora.

 

 

Francesco Cugusi@PatriotReign 

Written by francescoc

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