Non sopravvive al giorno dei tagli l’ex MVP, ed ora spazio al rookie.

Nella giornata di ieri, con termine alle ore 22.00 italiane, i rosters delle squadre NFL dovevano essere portati ad un totale di 53 interpreti, e le sorprese non sono mancate.

La situazione di Gilmore si è risolta (come anche quella del qb Stidham) con la messa in PUP list del giocatore, il che significa che non occupa uno spot nei 53 ma che non potrà essere attivato fino a dopo week 6; pare infatti che il forte cornerback al di là delle questioni contrattuali, non sia effettivamente a posto fisicamente e stia recuperando dal suo infortunio necessitando ancora di qualche settimana di rehab.

Ma è chiaro che la bomba sulla bocca di tutti sia stato il taglio di Cam Newton.

Cosa possiamo dire dopo i primi commenti e le sensazioni a caldo in arrivo da Foxborough.

 

Decisione presa sul campo

Nonostante tutte le malelingue e nonostante chi crede che questa sia una punizione per il misunderstanding dovuto ai 5 giorni saltati per un test covid da parte di Newton, questo può aver inciso ma solo per minima parte nella decisione, è stata puramente una “football decision”.

O meglio, ha inciso sicuramente, ma nel senso che in quei 5 giorni in cui Mac è stato il de facto QB1 dei Pats, non si è sentita la mancanza di Newton, anzi.

Lo abbiamo sempre detto, anche subito dopo il Draft, questa era una win-win situation per i Pats, che si sono assicurati Mac Jones alla 15 overall senza nemmeno dover fare trade up; mantenere Cam per riprendere da dove avevi lasciato, oppure dare subito carta bianca al rookie se si fosse dimostrato capace, e così è stato.

Non solo capace, ma Jones si è dimostrato migliore di Cam sul campo, l’attacco è apparso da subito più veloce, più pungente, più efficace con Mac in cabina di regia, e ad alcuni ha fatto anche ricordare di cosa è capace questa offense con un QB di quel tipo.

Questo è anche un  passo indietro del nostro coaching staff che ha capito che forse non conviene perdere tempo cercando di diventare un tipo di squadra che non sei, come per Cam vale lo stesso, non si può diventare un quarterback che non sei, in un sistema che non è nato per te nè tantomeno con te.

 

Perchè il taglio

Pare, e sembra in effetti ragionevole pensarlo, sia stato Cam una volta capita l’antifona, a chiedere il rilascio, perchè non avrebbe senso nei suoi panni fare il backup e mi sento anche di dargli ragione.

Che ci crediate o no Belichick, anche in questo caso, credo abbia fatto del bene al giocatore mettendo in secondo piano se stesso, perchè sicuramente avrebbe preferito tenere Cam come backup di Mac e non Hoyer, ma non sarebbe stato giusto per un giocatore al tramonto della sua carriera che vuole cercare gli ultimo fuochi d’artificio in NFL, magari a Washington o Dallas che ad oggi paiono le piazze più interessate a lui.

Tra le altre mosse, c’è anche stato i taglio dello stesso Hoyer, lasciando Mac come unico QB a roster, ma non fatevi ingannare; Brian “8 mile” Hoyer sarà di nuovo a roster stasera massimo domani, tempo di mettere qualcuno in lista infortuni.

 

Sarà presto per Mac?

Qui mi rifaccio alle parole di Rich Eisen, ex giornalista di NFL.com ed ora autore di una trasmissione podcast di successo del panorama americano, che ha detto questo, all’incirca :

” …chi non vuole far partire titolare il proprio rookie qb è un coach che non si fida della sua squadra, magari non si fida della linea d’attacco o magari sa che tanto il roster non è in grado di competere..ma i Patriots hanno un ottima linea offensiva, un grande running game, ed una più che buona difesa, sono tutte caratteristiche perfette per chi vuole far sentire a proprio agio un rookie quarteback…”

Sicuramente a questo va aggiunto che avere un coach da futuro first ballot hall of fame non guasta anzi, ed anche avere un reparto di tight end notevole nn può fare che bene.

Del resto, non scegli un qb al primo giro per tenerlo in panca. Su questo per esempio ho cambiato idea nel tempo; sono sempre stato un grande tifoso dell’ “anno sabbatico” di ambientamento in NFL per un rookie qb, ma ho cambiato idea, e sono arrivato a pensare che se un giocatore merita deve andare in campo e fare scuola sul campo.

Per esempio pensiamo ai Chargers e a Justin Herbert, che con tutte le difficoltà del roster di Los Angeles ha fatto una stagione paurosa dimostrando che di tutti i problemi dei Chargers lui certo non ne faceva parte.

Mac Jones ha calcato campi immportanti ed ha avuto addosso i riflettori degli stage più importanti del college football, partite di un peso tale che alcuni giocatori non vivranno mai più nemmeno in NFL. I giocatori si dividono proprio in queste due categorie :  chi sotto pressione esplode e diventa un guerriero, e chi si nasconde nell’ombra.

E di pressione ne avrà molta Mac Jones da subito, con un filotto di gare davvero intenso; prima si comincia contro la forte difesa di Flores in quello che viene definito l’ “Alabama Bowl” contro i Dolphins di Tua, poi si vola a New York contro l’altra rookie sensation, Zach Wilson ed i Jets di quel genio difensivo di coach Saleh, poi si torna al Gillette per ospitare i Saints, che sono ormai da anni un team difensivo mascherato da offensive juggernaut, e poi arriva week 4 che non ha certo bisogno di presentazioni.

Noi, in quanto tifosi, dobbiamo tenere presente che al comando ora c’è un ragazzo di 22 anni e che come tutti noi sta diventando un uomo e per diventare un uomo, ed un campione, ha bisogno di fare esperienza e di imparare, e a scuola migliore sono sempre gli errori, perciò armiamoci di pazienza e supportiamo al massimo Big Mac, perchè già facciamo fatica a sopportare le vedove di Brady, ma le vedove di Cam proprio non vogliamo nemmeno dovercele immaginare.

 

it’s Mac szn!

 

Francesco Cugusi@PatriotReign

Written by francescoc

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