Troppo bella era sembrata la squadra contro i Jaguars, troppo brutta è sembrata ieri sera con i Dolphins. Andiamo a vedere cosa non mi quadra.

THE GAME

Mi discosterò un po’ dalla nuda e cruda cronaca della partita, che va detto ha seguito il canovaccio di tante nostre partite quest’anno. Partenza lenta e brutta, assestamento finale veemente che quasi permette di portarla a casa (SPOILER: il quasi si applica a tutte le partite in questione, ne avessimo ribaltata mezza).

Questa sconfitta è tanto brutta da lasciami più di un dubbio. Seguo i Pats da qualche anno, non tantissimi ad onor del vero ma abbastanza da sapere che uno dei punti forti di BB è la preparazione delle partite. Ecco, quella di ieri mi è sembrata preparata male, non tanto a livello di gameplan (anche, in realtà) ma soprattutto a livello mentale. Tanti errori, tanti errori stupidi e in momenti topici dell’incontro. Uno su tutti Guy, uno dei senatori e delle pietre angolari della squadra che sbaglia ad allinearsi su un punt andando a coprire il centro: roba che deve essere scontata, quasi “memoria muscolare” per così dire, vanificando la possibilità di recuperare palla.

Miami andrà ad aggiungere i 3 punti che, a conti fatti, ci tolgono la possibilità di OT. Chiudiamo il match con 8 flag contro per 78 yds. Lasciamo stare gli holding non fischiati, ormai un grande classico: la squadra mi è proprio sembrata con la testa altrove. Almeno 2 intercetti droppati. Miami che ci ha corso in faccia ripetendo lo stesso concetto più e più volte: shift del TE, motion del WR, handoff al RB.

Altra cosa, la difesa sulle RPO. Se è vero che la forza di questo tipo di attacco è che la difesa perde mezzo tempo di gioco leggendo cosa fa l’attacco, è altresì vero che ci siamo fatto infinocchiare più di una volta. Uno dei capisaldi del Belichickismo: il contain dei DE. C’è stata un’azione (che ho notato, ma immagino anche di più) in cui Wise, lasciando senza nessuno a bloccarlo, si lancia a capofitto verso il QB. La palla va bella diretta in mano al RB per un bel guadagno. Insomma, difesa che ha faticato (no Hightower, no Dugger, No Bryant, vari backup in campo), attaccato che ha ingranato davvero molto lentamente (Rotto Wynn, speriamo nulla di grave anche se Herron ha disputato una buona prova). Incrociamo le dita per l’infortunio di Barmore: sembrava grave, ma la speranza è che sia solo una forte botta.

In conclusione, mi sembra quasi che non si sia voluto spingere troppo sull’acceleratore, consci che le Wild Card le avremmo comunque giocate in trasferta e probabilmente ritenendo che la differenza tra andare a Buffalo o a Cincinnati fosse minima. Ci tocca Buffalo. Alle 2.15 di notte. Ci sono i presupposti per la goduta dell’anno, o per la denuncia per rumori molesti.

 

THE BEST

In una partita del genere trovare un migliore è davvero complesso, in quanto giocata male da tutti per larghi tratti. Se devo scegliere un nome dico Hunter Henry. Quando Mac Jones suona la carica, e ha bisogno di un target sicuro per muovere la palla, l’ex Chargers risponde presente tirando fuori dal cilindro anche una catch in tuffo che è proprio tanta tanta roba.

La sua prestazione fa da contraltare all’ennesima partita da ectoplasma di Jonnu Smith, cosa che inizia un po’ a preoccuparmi.

THE DONKEY

La run defense.

Una volta andati avanti 17-0, i Dolphins sono riusciti a vincere il Superb… ehm, scusate, a vincere la partita gestendola e facendo passare il tempo correndo. Se a conti fatti le medie dicono che abbiamo corso con più efficacia noi di loro (5yds vs 4.5yds a portata) dall’altro è inaccettabile subire quasi 200yds di corsa da una squadra che schierava RB mediocri e un QB che quando mette palla per aria nello stadio cala il silenzio.

E che soprattutto lo fa usando un solo concetto, quello delle RPO. Infatti, quando siamo riusciti a forzarli a convertire terzi down e lunghi dove le RPO sono inutilizzabili, la partita è girata. Male la DL, che è stata spesso spazzata via dalla OL avversaria e male i LB, che hanno sofferto la mancanza di Dugger e Hightower.

 

THE TURNING POINT

Il primo turning point è quello menzionato prima, la penalty a Guy sul punt. Tre punti in meno per loro e più tempo per noi. Errore banale ma pesantissimo.

Secondo turning point il pick six di Howard. Bravissimi loro a nascondere la copertura a zona con un allineamento a uomo, asino Mac a cascarci e a tirare una palla brutta e fuori target. Growing pains.

Terzo turning point, questo più un’idea mia che altro: partita giocata provando a vedere come va, senza strafare, che penso (mi auguro di aver ragione) sia poco indicativa in vista della Wild Card contro i Bills.

A settimana prossima!

 

 

Marco Santagostino@PatriotReign

Written by francescoc

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