Domenica notte, 2 Febbraio 2015, l’esito del Super Bowl numero 49 è prossimo all’essere deciso, con i Seattle Seahawks a poche yards dal traguardo di un touchdown che potrebbe portarli in vantaggio e chiudere il match; le conta sulle dita di una mano Russell Wilson, che di quei Seahawks è il giovane quarterback e simbolo, le yards che separano lui e i compagni dal secondo titolo in due anni, un eventuale “repeat” per i ragazzi di coach Carroll, che avrebbe dell’incredibile, dopo avere strapazzato i Denver Broncos di Peyton Manning nel Super Bowl precedente.

Il quoziente di difficoltà nel conquistare 2 o 3 yards per Seattle è sulla carta ridicolo, quando hai Marshawn Lynch che a detta di tutti è il miglior running back della lega, e quando ingrana la spia e accende la modalità “beast-mode” diventa impossibile da fermare.

Ma il destino vuole che sia un altro il protagonista di quei secondi capaci di mutare la stagione delle due squadre e farle passare da oblio a coriandoli e festoni e vice versa in pochi attimi, un ragazzo che in NFL ci è entrato dalla porta di servizio, quasi per caso.

 

Vicksburg, Mississippi

butlerbanner-6498

E’ qui che nasce e cresce, assieme a 4 fratelli, Malcolm Terel Butler, nel Marzo del 1990, circondato da paesi e territori che negli States fanno rima col football, come Alabama, Arkansas, Louisiana e Tennessee.

Gli Stati Uniti si sa sono per eccellenza la terra delle opportunità, patria capace di partorire storie a lieto fine spesso e soprattutto nello sport, ma l’avventura di Malcolm non era cominciata nel migliore dei modi.

La sua stagione da freshman  da poco intrapresa nel vicino Hinds Community College dura 5 partite, dopo le quali viene cacciato dalla squadra per quello che si vocifera fosse un problema legato al possesso di droghe leggere, e per darsi da fare comincia a lavorare part-time in uno dei negozi della catena di fast food Popeyes friggendo pollo e, in mezzo alle nubi di fritto e grassi saturi, intravedere un futuro molto poco roseo per lui.

La sua fortuna però vuole che venga riammesso l’anno dopo al programma del college e del suo team di football (non abbandonerà però il lavoro in friggitoria) e gli scouts del college football iniziano a mettergli gli occhi addosso, non in tanti, ma spesso ne basta anche solo uno.

L’università in questione è la West Alabama, nella persona del coach dei ricevitori e direttore delle “football operations” Michael McCarty, che ha da subito una ottima impressione del ragazzo :

“ Siamo stati evidentemente molto fortunati che lui avesse pochi tapes da visionare e poca esperienza; se avesse completato tutti e 2 gli anni e avesse collezionato due campionati interi alla Hinds Community College avremmo sicuramente avuto molta più concorrenza nell’interesse verso di lui ”.

Con la maglia di West Alabama, Butler si conquista in entrambe le stagioni gli onori “all-Gulf South conference” evidenziando, seppur in Division II, le doti di giocatore che molti riuscivano a vedere.

Ma quando ti affacci alla NFL gli scouts non sono interessati solo a quello che puoi e sai fare sul campo.

West Alabama gioca d’astuzia, e programma i workouts, che sono di fatto esercitazioni aperte ai talent scouts NFL per mettere in mostra i propri giovani, a circa un ora di distanza da quelli della ben più nota e prestigiosa Alabama, in Tuscaloosa.

Malcom-Butler-West-Alabama-Football

Il successo fu scarso, pochi scouts si interessarono al ragazzo, i Patriots non parteciparono nemmeno, mentre i St.Louis Rams chiesero informazioni sul suo background, sulla sua storia, quasi ad ignorare gli sforzi fisici di un ragazzo che stava sudando davanti a loro per cercare di conquistarsi una chance nella vita, per vedersela volare via per chissà quale bravata fatta da ragazzino.

 

 Il draft

 

Il reparto dei cornerbacks, ruolo di pertinenza di Butler, è un reparto che da sempre affligge i Patriots di coach Belichick, una secondaria difensiva negli ultimi tempi non sempre all’altezza delle aspirazioni della squadra guidata dal duo Belichick (coach)- Brady (quarterback) forse migliore che il football professionistico abbia mai visto.

Nei rankings e nelle tabelle degli esperti il nome di Butler non spunta, e nei sette rounds che formano il draft 2014 le possibilità che per qualche scout Butler sia su una di queste sono davvero scarse e come volevasi dimostrare, il draft si chiude dopo tre giorni senza che il telefono di casa Butler squilli.

Dopo il draft NFL, solitamente le squadre sono mobilissime, e si gettano sui cosiddetti “undrafted”, ovvero i non-draftati letteralmente; giocatori che magari erano sulle boards ma che per qualche ragione non vengono selezionati e si possono fare degli affari mica male prendendoli nei primi giorni di Giugno, ma ancora niente, anche qui, in quella che può essere definita la “prima ondata” di undrafted, il nulla, e l’odore delle friggitrici di Popeye’s torna al naso del povero Malcolm.

A non favorire l’idea che Belichick potesse preoccuparsi di guardare ai cornerbacks rimasti senza squadra tra i prospetti di quell’anno c’era anche il fatto che New England in estate si era assicurata delle firme importanti nel reparto, ovvero quelle di Brandon Browner (ex Seahawks e campione in carica) ma soprattutto di Darrelle Revis ritenuto da molti ancora oggi come il miglior cornerback della lega, che dopo anni in maglia bianco verde dei New York Jets, acerrimi nemici dei Patriots (e dopo la fugace apparizione ai Buccaneers) passava infatti nelle mani esperte di Belichick.

 

La chiamata

 

L’agente di Butler, Derek Simpson, racconta che la situazione, come anticipato, si stava facendo sempre più nera per il ragazzo, finchè un giorno, Derek vede il suo cellulare squillare mentre era seduto sul suo tavolo della cucina.

 

Al telefono era Josh Boyer (coach dei cornerbacks per i Patriots) che mi chiese se Malcolm fosse ancora disponibile….in un ora abbiamo firmato il nullaosta necessario per farlo allenare, preso un aereo che ci portava da Jackson, Miss. al New England, e in poco più di un ora il ragazzo stava correndo le 40yards dash a Foxborough con un tempo di 4.4 … da li in poì iniziò l’ascesa di Malcolm” ricorda Simpson.

Che sia chiaro, i Patriots non hanno contattato Butler per caso; dietro a questa telefonata ci sono mesi di scouting che il team ha effettuato su tutto il territorio e i frutti si sono visti sullo stage più importante del mondo sportivo.

 

Le impressioni dei compagni

 

Tom Brady, durante il training camp che preparava la squadra alla stagione 2014/2015, stava assistendo a qualcosa di speciale; un cornerback, che non si chiamava nè Darrelle Revis nè Brandon Browner, saltava e zompava su tutti i palloni lanciati in maniera feroce, naturale ma al tempo stesso demoniaca, come posseduto da un fuoco interiore, e lo stesso Brady si trovò costretto a chiedere al suo staff : “ ma il #21 chi sarebbe?

Nei 4 matches di pre-season si intravedeva questo fuoco, e quando ha avuto la possibilità di mettersi in mostra lo ha fatto con prove esaltanti, conquistandosi un posto nel roster dei 53 uomini definitivo in maglia Patriots.

482367_Patriots-Redskins-Footba15

Il Super Bowl

 

Malcolm stava assistendo al grande evento dalla sideline, ma per lui e per la sua storia era già incredibile esserci, poco importava se da protagonista o meno.

Il veterano Kyle Arrington, ormai coi Patriots da diverse stagioni, sta però facendo molta fatica a difendere sui ricevitori avversari e viene spesso battuto dal rookie Chris Matthews, che sarebbe sicuramente sulla bocca di tutti oggi se la partita fosse finita in maniera diversa, vista l’enorme prova che il ricevitore è stato in grado di regalare.

Così all’intervallo lo staff si consulta con Belichick e viene deciso di inserire Butler al posto di Arrington per la ripresa.

Malcolm mostra subito di esserci, con la testa e col corpo, e con la concentrazione necessaria che solo molti veterani hanno; Il punteggio è di 28 a 24 in favore dei Patriots, Russell Wilson riceve lo snap dal centro sulle 40 yards in campo Patriots e indietreggia, Jermaine Kearse corre una traccia “fly” sul lato destro del campo proprio a sifdare il protagonista del nostro racconto.

Il lancio è preciso, una spirale perfetta ma Butler con un grandissimo gesto atletico riesce a saltare davanti a Kearse quasi completamente sulla schiena e a smanacciare il pallone che cade rimbalzando sul petto del giocatore in maglia Seahawks, poi cadono tutti, la palla rimbalza ancora, stavolta sul ginocchio, poi sulle mani, e poi in un modo che nemmeno lui saprebbe raccontare, Kearse si rialza con la palla tra le mani che non ha mai toccato terra, pronto a completare la sua corsa, salvo venire buttato fuori dal campo da butler che prontamente, al contrario di noi imbambolati davanti alla tv e al pallone rotolante, si era già rialzato e messo in posizione per evitare che la fortunosa giocata precipitasse in un touchdown.

Bill Belichick, negli scrimmage precedenti al match, ha lavorato e preparato a fondo le situazioni in “goal line”perchè ha sempre ritenuto che : “ quando si scontrano le squadre migliori diventa davvero una questione di pochi centimetri” e proprio la giocata che condannerà Seattle era stata provata in allenamento il giorno prima dai Pats, con lo stesso Butler battuto sul tempo da quella traccia, da quella “slant” corsa dal ricevitore, con Bill che lo ammoniva dicendo : “ domani farai meglio a non farti battere su questa giocata”.

Il resto è storia, il resto lo conoscete o comunque avete avuto l’occasione di impararlo e viverlo grazie a video, foto e racconti su quello che sarà uno dei Super Bowl più memorabili nella storia di questo sport.

Tom Brady, il golden boy, il quarterback più forte di sempre, che nell’agosto precedente si chiedeva chi fosse quel piccoletto con la maglia numero 21, dopo il Super Bowl regala allo stesso Butler il fuori strada che viene conegnato a Tom come “MVP” della gara.

malcolm-butler-8dc8118606eaf83d

Per quanto riguarda invece la storia del suo eroe, di Malcolm Terel Butler, non fate questo errore, non chiamatelo miracolo e non affidate tutti i meriti al fato, perchè dietro a questo c’è una storia di lavoro e di rinunce di un ragazzo nato nel Mississippi che friggeva ali di pollo da Popeye’s.

 

Written by francescoc

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *