In questo inizio di stagione una delle differenze principali rispetto alla scorsa stagione è la resa della linea offensiva che, seppur lontano dall’essere un reparto senza sbavatura, rimane però quello maggiormente migliorato (e che ne aveva forse più bisogno). Lo stesso LeGarrette Blount, passato dall’essere mal sopportato nelle scorse stagioni ad essere un beniamino oggi, è colui che ne ricava i maggiori benefici, ma, come ogni volta che accade qualcosa di buono su un campo da football, i meriti sono da condividere.

Vediamo quindi cosa sta funzionando in particolare nel nostro running game, elemento che non può mancare nel nostro gameplan se vogliamo sco0nfiggere Seattle, i prossimi rivali stagionali.

 

1- Lo schema di “zone blocking”

Quando si vuole utilizzare un playbook vasto e versatile come è il nostro, si ha bisogno di avere giocatori che sappiano fare più cose, capaci di adattarsi ai vari momenti di gioco; una delle tecniche che sta funzionando è quella dello zone blocking che per essere svolto al meglio richiede la presenza di linemen veloci e molto tecnici, magari fisicamente più piccoli dei difensori che li fronteggiano ma non per questo meno potenti. Il focus principale di questa tecnica sta nel creare un raddoppio sul “punto di attacco”, ovvero su dove si vuole correre, ed è per questo che la forza bruta non conta come in un eventuale 1 vs 1 più classico.

un esempio di zone blocking scheme

un esempio di zone blocking scheme

Un altro aspetto, non meno importante, del motivo per cui molte squadre ora hanno incorporato lo zone blocking, è che diventa molto meno importante lo schieramento difensivo che si affronta; non importa molto il pacchetto difensivo che ci troviamo di fronte, mentre invece in uno schema “man to man” se la difesa chiama un blitz la linea deve prendere eventuali accorgimenti e comunicarli per tempo. Ma vediamone un esempio :

Siamo in week 3 contro Houston, il raddoppio sul “point of attack” di cui parlavamo prima si forma a lato di Clowney, anche se poi Blount decide di proseguire ed allargare ulteriormente la traccia; quello che permette a questo schema di riuscire è anche la capacità di Andrews (#60 centro) di portare il blocco al secondo livello e fermare il linebacker.

 

2- L’atletismo dei giovani

Avere giovani atletici e veloci nel muoversi tra le linee aiuta sicuramente tantissimo e a roster siamo riusciti negli ultimi anni ad aggiungere giocatori come Mason e Thuney  che stanno lentamente guadagnando i complimenti dei coaches nella lega per il loro operato (Thuney è ad oggi l’unico Patriot ad aver giocato il 100% degli snaps nel relativo ruolo). La prossima giocata ne è un chiaro esempio.

Formazione offensiva dei Pats che urla “adesso corriamo” ai quattro venti, eppure ha funzionato, con 7 uomini in linea a bloccare, esterni Bennett e Fleming come extra blockers, e Develin in posizione di fullback.

Il “pull” di Shaq Mason che va in motion a bloccare il linebacker #55, ed il doppio lavoro di Thuney,che prima apre il corridoio aiutando su Clowney e poi va a prendersi il #53, sono due perle di esecuzione che spianano la strada a Blount che viene solo fermato a causa della abilità di Wilfork di liberarsi del blocco e mettere una mano sui lacci di LG.

 

3- Altro esempio di “second level blocking”

Qui Cleveland attacca la nostra linea con una formazione 3-4 ed il solo Shelton in posizione di nose tackle; Andrews si disinteressa completamente del suo uomo lasciandolo a Develin (abbiamo detto più volte come il suo recupero sia stato fondamentale) , e la coppia Andrews – Mason volano a fermare i linebackers che si vedono arrivare addosso due elefanti che oltre alla stazza hanno quella rapidità e velocità di esecuzione di cui parlavamo prima, necessari per la riuscita dello schema.

 

4- Ultimi ma non ultimi!

Ultimi ma non meno importanti, anzi, sono i ricevitori, coloro i quali hanno la possibilità di trasformare un buon guadagno in una vera e propria opera d’arte (e soprattutto in punti). Torniamo al match contro Houston per farvi un esempio.

Per prima cosa notare la malizia di Thuney su Clowney, mostra all’avversario una posizione interna per poi balzare all’esterno al momento dello snap e costringerlo a collassare dentro la tasca. In secondo luogo notiamo (evidenziati in rosso) Hogan ed Edelman a bloccare in maniera corretta e funzionale per aprire una vastità di terreno che Blount non poteva immaginarsi nemmeno nei sogni.

 

Questi sono tutti piccoli esempi, piccoli spunti di cose magari diverse tra loro che la domenica, inebriati dall’emozione della diretta e dai tagli dei cameramen, ci è impossibile notare, ma è importante e soprattutto interessante a mio avviso capire cosa si nasconde dietro ad una corsa di 30 o 40 yards, che magari banalmente liquidiamo con “gran giocata di Blount” ignorando il lavoro di altre 10 persone che l’hanno resa possibile.

 

_ Francesco Cugusi

Written by francescoc

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